YARI RICCARDI

YARI RICCARDI

Così si presenta alla platea di Overtime Festival:
«Innamorato, della moglie Irene e della figlia Virginia, continue fonti di ispirazione. E del calcio di qualche tempo fa, quello che mettevo in scena con il Subbuteo. Amante del pallone visto e di quello pensato, quello giocato per scarsità di doti tecniche non ha mai ricambiato il sentimento, eppure sono figlio di uno dei più grandi calciatori della periferia ad est di Roma (e non solo a quanto dicono): da lui ho preso solo il carattere (non quello di quando giocava, altrimenti sarei in galera) e lo stesso giorno di nascita, ahimè non la visione di gioco e la tecnica. Forse è proprio per questo che continuo a volerlo raccontare questo calcio, e a farlo sempre dalla parte dei vinti – non mi pare dunque casuale il mio tifo per la Fiorentina – perché i vincitori hanno sempre chi parla di loro. Gli sconfitti, i secondi, gli ultimi, le periferie invece devono penare per far sentire la loro voce. Il resto sono i dettagli. Classe 1982, laureato, giornalista, la scrittura come terapia che spesso ha funzionato. Un anno fa ho vinto il 52° Concorso nazionale per il Racconto Sportivo del Coni mettendo insieme calcio, musica, storia, un pezzo della periferia dove sono nato e cresciuto, e pure l’amore, il tutto per parlare del gol di Turone. Devo averlo fatto proprio bene».

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