
Bob Beamon, il salto nel futuro
Non c’è mai stato un salto nel futuro così lungo, ampio, profondo ed esagerato come quello che fece Bob Beamon il 18 ottobre 1968 sulla pista di atletica dell’Estadio Olímpico Universitario di Città del Messico.
Non c’è mai stato un salto nel futuro così lungo, ampio, profondo ed esagerato come quello che fece Bob Beamon il 18 ottobre 1968 sulla pista di atletica dell’Estadio Olímpico Universitario di Città del Messico.
Con l’annullamento della stagione di pallanuoto, l’allenatore della Pro Recco ha annunciato ufficialmente la fine della sua carriera. Questa è la sua vita, raccontata da sé stesso in prima persona, ricostruita attraverso le interviste di questi anni.
La storia di Trebisonda Valla, detta Ondina, la prima donna italiana a vincere un oro ai Giochi olimpici di Berlino ’36. E pensare che avrebbe potuto farcela anche con qualche anno di anticipo…
Imprese incredibili, miracolose. Goduria pura per chi le porta a termine vittoriosamente, amara illusione per chi le sfiora, ma non le completa, boccone amarissimo per chi le subisce.
Sponsor, contratti, denaro. Lo sfruttamento dell’immagine del campione 2.0 è una delle architravi su cui poggia l’economia sportiva. Tanto che negli ultimi tempi si fatica a comprendere dove cominci uno e finisca l’altro.
Raccontare i 100 anni di una società come il Foggia significa ripensare a grandi momenti e grandi delusioni, ma soprattutto percorrere un filo che lega la squadra alla città, un filo che nel corso degli anni è sempre rimasto ben saldo.
Non c’è mai stato un salto nel futuro così lungo, ampio, profondo ed esagerato come quello che fece Bob Beamon il 18 ottobre 1968 sulla pista di atletica dell’Estadio Olímpico Universitario di Città del Messico.
Con l’annullamento della stagione di pallanuoto, l’allenatore della Pro Recco ha annunciato ufficialmente la fine della sua carriera. Questa è la sua vita, raccontata da sé stesso in prima persona, ricostruita attraverso le interviste di questi anni.
La storia di Trebisonda Valla, detta Ondina, la prima donna italiana a vincere un oro ai Giochi olimpici di Berlino ’36. E pensare che avrebbe potuto farcela anche con qualche anno di anticipo…
Imprese incredibili, miracolose. Goduria pura per chi le porta a termine vittoriosamente, amara illusione per chi le sfiora, ma non le completa, boccone amarissimo per chi le subisce.
Sponsor, contratti, denaro. Lo sfruttamento dell’immagine del campione 2.0 è una delle architravi su cui poggia l’economia sportiva. Tanto che negli ultimi tempi si fatica a comprendere dove cominci uno e finisca l’altro.
Raccontare i 100 anni di una società come il Foggia significa ripensare a grandi momenti e grandi delusioni, ma soprattutto percorrere un filo che lega la squadra alla città, un filo che nel corso degli anni è sempre rimasto ben saldo.
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