Il Tour ai tempi del Covid, senza Thomas, Froome e le miss

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Accadono cose strane nello sport pandemico e bisogna rassegnarsi. Il prossimo Tour de France avrà al via solo uno dei vincitori presenti nel suo albo d’oro, il campione uscente Egan Bernal, perché la Ineos non ha convocato né Chris Froome –  quattro titoli nel 2013 e poi dal 2015 al 2017 – né Geraint Thomas, vincitore nel 2018. Nibali andrà al Giro e le maglie gialle prima di lui si sono già tutte ritirate. Fine degli uomini carichi di gloria.

È successo che la condizione dei due britannici al Giro del Delfinato si è scoperta inadeguata. Thomas si è piazzato 37esimo a 53 minuti da Felipe Martínez, un vincitore per caso, per via delle cadute a ripetizione di tutti i migliori. Froome malinconicamente si è accomodato in classifica più giù, 71esimo con 1 ora e 26 minuti di ritardo. Solo fino a poche settimane fa, l’Ineos sembrava avesse un problema opposto, l’imbarazzo per definire le gerarchie interne, con Froome che si diceva indisponibile a correre per Bernal, Bernal che si rifiutava di correre per Froome e il manager Brailsford costretto allora a ufficializzare che con Chris a fine anno sarebbe finita, nessun rinnovo, che firmasse pure per la Israel Start-Up Nation.

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Chris Froome e Geraint Thomas, esclusi dall’edizione 2020 per scarsa condizione. (bdc-mag.com)

Carlos Arribas su El País ricorda stamattina che nel 1958 una squadra con vincitori tutti insieme – Bobet, Walkowiak e Anquetil – si distrusse da sola, i tre si fecero la guerra a vicenda, la vittoria andò a Charly Gaul. Il pessimo Delfinato dei due britannici se non altro eviterà alla Ineos di vivere con Froome gli stessi imbarazzi che la Ferrari sta vivendo con Vettel e la Ducati con Dovizioso, avere a che fare cioè con un separato in casa e con il pericolo di altro fuoco amico ogni volta che c’è una dichiarazione in pubblico.

Sembrano tutti felici e contenti della soluzione trovata. Sembrano. Il 34enne Thomas correrà lo strano Giro d’Italia sulle Alpi in ottobre. Gli basterà presentarsi in condizioni decenti per essere da podio, con tre cronometro, senza Evenepoel e col campo partenti che c’è – Bardet, Fuglsang, Simon Yates. Ha il contratto in scadenza nel 2021 e ha capito che il futuro in squadra è di Bernal. Froome sarà alla Vuelta, se mai i contagi in Spagna consentiranno di correrla davvero.

Al posto loro con Bernal vanno in Francia due giovani, il russo Sivakov e l’ecuadoriano Carapaz, che così molla il Giro per fare la seconda punta. Oggi scrive Juan Gutiérrez su Diario AS che ci sono «troppi galli nello stesso recinto senza garanzie, ma sarebbe stato più doloroso vedere Froome trasportare borracce». La irresistibile Jumbo-Visma si dice spiazzata perché avevano fatto la squadra in marcatura sul tridente avversario, in realtà sono loro il faro della corsa con Roglic, Dumoulin, Van Aert, io ci metto pure Kuss. A meno che ora non dirottino una punta più forte sul Giro anche loro.

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La terribile caduta al Giro di Lombardia di Remco Evenepoel costretto a saltare il giro di ottobre. (oasport.it)

Un campo partenti più povero di titoli – con zero vincitori – al Tour de France c’è stato nel 2006, quando Oscar Pereiro Sio vinse a tavolino la maglia gialla portata a Parigi da Floyd Landis senza che al via ci fossero i dominatori degli anni precedenti: Riis, Pantani, Ullrich e soprattutto Armstrong. Prima ancora del 2006 bisogna tornare indietro fino al Tour di mezzo secolo prima, l’edizione del 1956 vinta da Roger Walkowiak senza Bobet, Coppi, Koblet, Kübler e Robic. Bartali si era già ritirato.

ll Guardian stamattina la definisce «una esclusione brutale» ed espone un’altra tesi. Froome e Thomas sapevano di essere in dubbio già prima del Delfinato. Hanno corso lo stesso in Francia per obblighi verso gli organizzatori, «gli stessi del Tour, che senza di loro perderanno un po’ di lustro. Avere la coppia al Dauphiné avrebbe almeno compensato l’esclusione in una certa misura. Come dice Sherlock Holmes, quando hai eliminato l’impossibile ciò che rimane è la verità». Il giornale parla di fine della strada per l’impero ciclistico britannico che ha conquistato tutto. Stessa conclusione a cui giunge Matt Lawton sul Times: «un decennio di dominio britannico sembra volgere al termine». Il Times ricorda che gli Ineos ex Sky «sono stati anche vincitori impopolari per molti spettatori stranieri» a causa dell’eccessiva ricchezza del team che ha spaccato il mercato, delle ombre sulla materia doping, del rapporto parlamentare che giudicava «non etico l’approccio alle esenzioni mediche» soprattutto per Wiggins. «L’emergere di Egan Bernal ha segnato un cambio di direzione».

Sarà un Tour di prime volte, quello che comincia la prossima settimana. Guy Niv, per esempio, sarà il primo israeliano della storia a correre il Tour. Fino a tre anni fa andava in mountain bike. È un momento chiave per il ciclismo del suo paese, alla prima partecipazione in Francia con la Israel Start-Up Nation del magnate Sylvan Adams, dopo aver ospitato la partenza del Giro e aspettando Froome nel 2021. L’altra novità è in realtà come la caduta di un muro. Sul palco delle premiazioni avremo un uomo e una donna, non più le due miss dell’iconografia eterna e paesana del ciclismo.

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Egan Bernal festeggia in compagnia di due miss, una scena a cui di certo non assisteremo nell’edizione 2020. (eganbernalnews.com)

Un anno fa una petizione sottolineava che «le donne sono persone non premi» e chiedeva «la fine della pratica sessista» del bacio a vincitore. Con 38 mila firme. Altri sport hanno eliminato riti analoghi e analoghe cerimonie. Due anni fa la F1 ha eliminato la presenza delle “ombrelline”, le ragazze sulla griglia di partenza. «La questione del podio era rimasta irrisolta», ha scritto Caley Fritz per Cycling Tips, ci ha pensato il coronavirus ha mettervi fine. Altre misure anti Covid: gli spettatori sul percorso dovranno portare la mascherina, indipendentemente da ciò che ogni singola regione prevede in materia sanitaria. La presentazione delle squadre a Nizza giovedì prossimo 27 agosto sarà aperta a 1.750 persone. Un laboratorio Covid di 15 responsabili lavorerà ai margini della corsa, in concordia con le autorità locali: i risultati dei test saranno disponibili entro due ore. I corridori saranno sottoposti a due test prima del via, più uno in ciascun giorno di riposo. Il concetto della bolla vieta contatti con estranei alla carovana, che scende da 5 mila a 3 mila persone. I commentatori TV non saranno al seguito ma a Parigi. L’accesso dei media ai pullman delle squadre sarà vietato, così come saranno vietati i selfie. Si sa altrimenti come sono i tifosi, anche in pandemia pensano che Parigi val bene una ressa.

 

Questo articolo è stato rielaborato per Overtime ed è tratto da “lo Slalom”, una newsletter mattutina per abbonati: una selezione ragionata dei temi e dei protagonisti del giorno, con contenuti originali o rielaborati, brevi estratti degli articoli più interessanti usciti sui quotidiani italiani e stranieri, sii siti, i blog, le newsletter e le riviste specializzate, con materiale d’archivio, brani di libri e biografie. Una guida e un invito alla lettura e all’approfondimento, con montaggio a cura di Angelo Carotenuto.

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Foto copertina – Richard Carapaz festeggia la vittoria di una tappa del Giro di Polonia. (fr24news.com)

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3 Commenti

  1. […] France. La Grande Boucle ha infatti deciso di partire dalla città capoluogo delle Alpi Marittime in un’annata nefasta e segnata dal Covid-19. Bisestile (tutti i bisestili dicono non portare particolarmente […]

  2. […] tre soldi di dubbio e due di coraggio, il Tour de France 2020 prende il via da Nizza con l’inquietante interrogativo se arriverà mai a P…. Una tappa che nelle previsioni dovrebbe arridere ai velocisti presenti in gruppo: un circuito con […]

  3. […] due precedenti edizioni, annientando gli avversari nell’edizione 2021 e scrivendo la storia nel Tour 2020. Infatti, alla sua prima partecipazione, aveva sorpreso tutti vincendo tre tappe e ribaltando […]

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