Il tiro da quattro e la Bologna che fu

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Ho avuto la fortuna di frequentare Bologna e la sua Università dal 1997 al 2001, in un periodo in cui la città, oltre a garantire il consueto godibilissimo stile di vita e offrire svaghi e stimoli culturali assortiti, esprimeva alcune realtà sportive capaci di primeggiare in Italia e in Europa e ospitava un evento, il Motor Show, in grado di attirare più di un milione di visitatori all’anno. Tempi felici e spensierati, goderecci e opulenti, ancora lontani dalle iatture del terrorismo internazionale, della crisi finanziaria, della pandemia che hanno purtroppo condizionato le nostre vite negli anni a venire.

Il Bologna del presidente Giuseppe Gazzoni Frascara si faceva valere sui campi di tutta Italia ed Europa, conquistando nel 1999 una storica semifinale di Coppa Uefa contro il Marsiglia, e regalandosi il lusso di acquistare nell’estate 1997 il Divin Codino Roberto Baggio, traino fondamentale per il raggiungimento di quota ventisettemila abbonati allo stadio Renato Dall’Ara per la stagione 1997-98. Un record non solo ad oggi imbattuto, ma non più nemmeno lontanamente avvicinato.

Le due principali squadre di basket della città, Virtus e Fortitudo, si contendevano in battaglie epiche tutti i trofei a loro disposizione, facendo guadagnare a Bologna l’appellativo di Basket City, i galloni di capitale indiscussa della pallacanestro italiana.

Nel capoluogo emiliano si parlava di sport continuamente, compulsivamente, in ogni bar, in ogni luogo di ritrovo, sotto ogni portico. Prima di domandarmi da dove venissi, che cosa stessi studiando o di cosa mi occupassi nella vita, le ragazze e i ragazzi bolognesi conosciuti all’epoca volevano accertarsi se parteggiassi per la Virtus o per la Fortitudo. La mia risposta – «Per nessuna delle due, io tifo e seguo in casa e in trasferta la Vuelle Pesaro» – mi faceva subito identificare come un “rivale” ma mi garantiva anche il rispetto riservato a chi non si dimostrava reticente rispetto a quella domanda, ignavo riguardo a temi così cruciali come il basket e il tifo. Seppur nelle nostre “diversità” potevamo così iniziare a intavolare un discorso, a condividere impressioni, giudizi, sfottò, tanti sfottò.

L’editore Alberto Facchinetti, lo scrittore Luca Leone e l’autore Dario Ronzulli ad Overtime 2021.

Quella rivalità tanto accesa e totalizzante tra fortitudini e virtussini, quell’atmosfera unica che si respirava in una Bologna così protagonista dello sport nazionale ed europeo, è magistralmente descritta e fatta rivivere nel libro “Il tiro da quattro. Storia di un anno irripetibile a Basket City” (edizioni InContropiede). Il libro è opera del giornalista Dario Ronzulli, profondo e attento conoscitore di Bologna, di basket, di sport, di radio e di tante altre cose. Soprattutto un grande amico del nostro Festival che durante una delle celebri cene di Overtime – spero di non svelare nessun inconfessabile segreto – ha iniziato a partorire con l’editore Alberto Facchinetti l’idea di dar vita a questa opera, di ripercorrere quell’annata 1997-1998 così straordinaria per la Bologna sportiva e non solo.

Con una riuscita tecnica narrativa, il primo capitolo del libro racconta immediatamente il cosiddetto tiro da quattro, la bomba seguita dal tiro libero aggiuntivo realizzato con cui Sasha Danilovic fece recuperare alla sua Virtus, a pochi secondi dal termine della decisiva Gara 5 della finale playoff scudetto, i quattro punti di svantaggio che la separavano dalla Fortitudo, obbligando i cugini biancoblu ai supplementari e indirizzando sfida e tricolore sulla strada delle V nere.

I successivi capitoli dell’opera spiegano come si è arrivati a quel momento, a quella partita, a quel tiro. Vengono descritte le iniziali differenze di estrazione sociale e politica delle dirigenze e delle due tifoserie, con il tempo sempre più sfumate fino a scomparire del tutto; la rivalità cresciuta a dismisura a partire dalla fine degli anni ’60; i contestati passaggi da una sponda all’altra dell’indimenticato Dado Lombardi, di Alessandro Frosini e degli altri saltafossi. Fino a giungere alla stagione 1997/98, ad una contrapposizione tra Virtus e Fortitudo sempre più totale, incarnata dai rispettivi presidenti Alfredo Cazzola e Giorgio Seragnoli pronti a scambiarsi continue frecciatine e a svenarsi sul mercato pur di acquistare i migliori giocatori in circolazione e cercare l’uno di battere l’altro.

Alessandro Abbio, uno dei protagonisti di Basket City e dei 10 derby bolognesi disputati nella stagione 1997-98.

La finale scudetto era l’atto conclusivo e decisivo di una lotta sportiva affrontata su più fronti in quella annata, con la F che aveva sconfitto la V in Coppa Italia, e con la V che si era prontamente riscattata eliminando la F nei quarti della FIBA Euroleague poi vinta trionfalmente dalla Virtus nelle Final Four di Barcellona.

Una disputa onorata da due curve colorate e appassionate che fortunatamente, anche nei momenti di maggiore tensione, hanno fatto prevalere le logiche di un tifo acceso e sferzante ma sostanzialmente corretto e scevro da stupida violenza. Una contesa rappresentata e impersonata dalle due bandiere Sasha Danilovic e Carlton Myers, giocatori diversissimi tra loro che, seppur acerrimi avversari in campo, non hanno mai perso di vista la reciproca stima.

Erano, per capirci, la Virtus di Danilovic, Rigaudeau, Savic, Abbio, Sconocchini allenata da Ettore Messina e la Fortitudo di Myers, Fucka, Dan Gay, delle ex stelle NBA Rivers e Wilkins, guidata ad inizio stagione dal Vate Valerio Bianchini e poi dal subentrante Pero Skansi. Tutti nomi che mettono i brividi a scriverli e pronunciarli ancora oggi, testimonianza lampante dell’assoluto predominio tecnico raggiunto da Basket City in quel periodo.

Così come emoziona ricordare due protagonisti di quei derby di cui si parla nel libro e che purtroppo non ci sono più: Enrico Ravaglia, giocatore di quella Virtus frenato dai continui infortuni e scomparso a soli 23 anni nel 1999 a causa di un incidente stradale a Piacenza, e Giovanni Ranocchi, imprenditore pesarese lungimirante e innovativo, sponsor della Fortitudo con la sua azienda dell’epoca Teamsystem e successivamente generoso mecenate della squadra di football americano Angels Pesaro e della Nazionale Basket Sorde.

tranquillo

Flavio Tranquillo a Overtime Festival 2017, in occasione della presentazione del suo “Basketball r-evolution”.

Ad arricchire il libro le interessanti prefazioni di due giornalisti che hanno vissuto in presa diretta, in prima linea quei dieci esaltanti derby bolognesi della stagione 1997/98: Walter Fuochi e Flavio Tranquillo, che nel 2017 ha onorato Overtime Festival della sua presenza e delle sue tesi sempre acute e mai banali, che tanto stimolano la riflessione e la sana discussione.

 

IL TIRO DA QUATTRO

di Dario Ronzulli

EDIZIONI INCONTROPIEDE – 114 pagine

Euro 14,50

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