Nevio Scala e la forza vincente dell’umiltà

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scala

Overtime ha avuto il piacere di ospitare in tante sue edizioni Nevio Scala e Storie all’Overtime gli ha già dedicato una bellissima intervista realizzata da Alberto Facchinetti. Per noi Nevio non è solo e semplicemente l’ex allenatore di calcio che condusse una squadra “provinciale”, il Parma, ai vertici del calcio nazionale ed europeo. E’ anche e soprattutto simbolo e testimonianza di un calcio genuino e popolare di cui sentiamo tanto la nostalgia. Un nostro amico che fa dell’umiltà, della coerenza e della semplicità i suoi punti di forza, capace di centrare grandi obiettivi nella sua carriera senza mai perdere di vista il contatto con la realtà, senza dimenticare le sue origini contadine grazie alle quali ha fin da giovanissimo compreso e assimilato il valore del lavoro, del sacrificio, della fatica.

Lo abbiamo incontrato e ascoltato nuovamente in occasione dell’incontro organizzato dal Panathlon Club Pesaro durante il quale ha ripercorso le tappe della sua lunga avventura calcistica, svelando gustosi aneddoti e retroscena. Ha ricordato la vittoria della Coppa dei Campioni 1968/69 conquistata da calciatore con il Milan che, allenato da Nereo Rocco e trascinato dalle geometrie di Rivera e dal fiuto del gol di Pierino Prati, sconfisse in finale l’Ajax al Santiago Bernabéu di Madrid. Ha raccontato le esperienze con Inter e Fiorentina, nella quale giocava un ottimo difensore maceratese dal grande anticipo e dai piedi educati di nome Pino Brizi, il trasferimento a Foggia che, dopo qualche perplessità iniziale, consentì a lui e alla moglie di instaurare nella città della Daunia legami di amicizia indissolubili.

Mister Scala durante l’incontro organizzato dal Panathlon Club Pesaro.

Cosi poi ha decritto gli inizi della sua carriera da allenatore nata per caso: «Finito di giocare a calcio mi ero ritirato nella mia azienda agricola. Un giorno mentre passeggiavo con mia moglie ho incontrato un dirigente del Vicenza che mi ha proposto questa avventura. Ho trascorso 5 anni in quella squadra, mi occupavo del settore giovanile. È così che ho scoperto l’importanza della gestione dei giovani. Quell’esperienza mi è stata utile negli anni con il Parma».

Dopo la felice esperienza sulla panchina della Reggina, che portò in serie B e con la quale sfiorò una clamorosa promozione in serie A, la chiamata del Parma che, presieduto da patron Ceresini, disputava il campionato cadetto e, dopo essersi affidato nelle stagioni precedenti a Zeman e Sacchi, puntò su di lui per la promozione nella massima serie prontamente centrata al primo tentativo. «Il primo giorno, in serie B, ho detto ai ragazzi una frase, su cui poi abbiamo costruito il futuro: “Se ognuno di voi riesce ad accogliere e rispettare i limiti dei propri compagni e del vostro allenatore, noi diventiamo una squadra vincente”.

Siamo arrivati in serie A, ma non era il Parma delle stelle che è diventato in seguito. Era una squadra di altissimo livello sotto il profilo morale. Andavamo a cercare giocatori in giro per l’Italia e chiedevo informazioni su chi fossero questi ragazzi. Non cercavamo nomi altisonanti, ma persone che crescessero con noi. Noi ci divertivamo, lavoravamo tantissimo, ma quando lavori divertendoti la fatica non la senti. C’era questo scambio di motivazioni che ci faceva avere risultati unici. Una simbiosi tra me e i miei giocatori che ha portato questi risultati».

Mister Scala con il giornalista Nicola Calzaretta durante la presentazione del libro “Città Azzurra” di Elena Marmugi a Overtime 2021.

Il racconto di Nevio Scala è proseguito incentrandosi sui trionfi di quella squadra: la Coppa Italia 1992; nel 1993 la Coppa delle Coppe vinta a Wembley contro l’Anversa per 3-1 con i gol dei fedelissimi Minotti, Melli e Cuoghi e la Supercoppa europea conquistata contro il Milan; la Coppa Uefa 1995 dopo la finale tutta italiana contro la Juve di Marcello Lippi, allenatore molto apprezzato e stimato nonostante l’accesa rivalità sul campo.

Immancabili gli aneddoti su Claudio Taffarel – il portiere brasiliano acquistato dalla proprietà per ragioni di marketing e accolto da molto scetticismo, ma bravissimo ad affinare le sue doti tecniche anche grazie ai consigli del preparatore Vincenzo Di Palma – e Faustino Asprilla, attaccante colombiano estremamente talentuoso e prolifico, trasformatosi nel giro di pochi anni da ragazzo timido e riservato ad accanito frequentatore della movida parmense e milanese.

Molto interessante la parte di serata dedicata ai tanti episodi accaduti nella lunga carriera post-Parma, poco conosciuta dal grande pubblico, che l’ha portato in giro per il mondo riscuotendo ancora successi importanti. Sempre accompagnato dal fido Ivan Carminati andò in Germania al Borussia Dortmund, con cui vinse la Coppa Intercontinentale nel 1997 contro i brasiliani del Cruzeiro, in Turchia al Beşiktaş. E poi ancora, convinto a intraprendere quell’avventura anche da un lauto ingaggio, allenò lo Shakhtar Donetsk con cui conquistò campionato e coppa nazionale ucraina. Tutte esperienze di calcio e di vita che lo hanno arricchito, assaggi di culture sconosciute.

Alcuni dei vini prodotti dall’azienda vitivinicola Nevio Scala.

Oggi mister Scala guarda con occhio abbastanza distaccato le vicende calcistiche e si interessa soprattutto della sua azienda di famiglia sui Colli Euganei. «Dopo anni da giramondo ho deciso di tornare a casa. Era una piccola azienda che ho potuto ingrandire grazie ai proventi del calcio. L’idea di produrre vino è venuta a mio figlio Claudio. Abbiamo studiato per scoprire quali tipi di vitigni fossero più adatti a quei terreni e nel 2016 abbiamo fatto la prima vendemmia».

Una nuova storia di successo, con ancora tanti capitoli da scrivere.

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