L’Irlanda, i guai e la Cadillac rosa

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L’Irlanda, i guai e la Cadillac rosa

“Se non ti va di giocare con dei ragazzini su di uno schifosissimo campo di cemento in una giornata piovigginosa, vuol dire che non meriti di essere un calciatore”

 

Lettura consigliata degustando “Mareggia” (Azienda agricola Oltremondo)

A Westport Bob McDermot aveva giurato. Se Ted avesse accettato di fare un autogol non gli avrebbe mai più chiesto nulla.

Eccoli insieme in Mannor Street. Precisamente al Walsh’s pub.

Ted Sullivan 34 anni, grasso, alcolizzato, ha venduto la sua squadra facendosi un autogol. Lo hanno buttato fuori dal campionato a calci in culo. Neanche un lontano parente della mezz’ala migliore di Irlanda. Ha preso 15 chili e fa l’elettrauto. I vestiti stringono e tirano sull’addome, tre volte quello di un tempo.

Bob ha vinto 6 scudetti con lui. Ha comprato le quote dei Ramblers e ora è unico proprietario della squadra. Ha fatto un prestito mettendo a garanzia la pensione della madre (non ne ha dichiarato il decesso). La società non ha più soldi per gli stipendi. I terreni su cui faceva affidamento erano già stati venduti da Coen e Wilderman alcuni mesi prima a sua insaputa. I pochi che rimanevano erano ipotecati. Anche quello su cui sorgeva il campo della squadra. E allora Bob si ipoteca la casa per pagare Tim O’Really, punta di diamante e icona istrionica della squadra, famoso perchè gira in cadillac rosa con giaguaro al seguito.

Una squadra stravagante e sui generis. Fatti e finiti ma con un cuore immenso. Portiere senza testa, centrocampista con il 50 di piede, terzino a cui manca il mignolo. Mark Robber a cui piace più la birra del pallone. A dire il vero non è il solo. Padd Reel il claustrofobico e Warner Britt di cui nessuno conosce l’età. Daniel sorpreso la notte a rubare negli spogliatoi. Liam Brian e Frank Bow che ci sapevano fare.

E poi la grande amicizia con Mick. Ted si rivede in quel ragazzino. Il suo successo potrebbe diventare la sua rivincita.

Francesco Scarrone

Francesco Scarrone

Il bello di giocare nella Irish League è proprio che puoi trovarti davanti di tutto.

Un tutto che Francesco Scarrone descrive al meglio. Cieli uggiosi. Pinte di birra e tinte irish. Atmosfera e situazioni alla “Trainspotting”, in cui anche Lilly (Miss Alcott), direttrice di un circolo di golf, diventa icona alcolica sexy e la rissa con Sal Porter ha il sapore di luppolo, sangue e caramello; la premiazione di Ted come miglior giocatore di Irlanda sembra celebrare il ricordo di un ironico George Best sul palco; la fuga dall’ospedale di Bob sarebbe perfetta con in sottofondo le note sghembe di “Lust for life” di Iggy Pop.

Il ricorrente legame con il calcio di oggi. I riferimenti a squadre europee esistenti, ma anche il milionario russo che vorrebbe acquistare la squadra di Bob.

Lucian Petronel Potlog on Pexels

Lucian Petronel Potlog on Pexels

In un crescendo di emozioni, racconti avvincenti (e partite) si arriva all’ultima di campionato contro il Finglas, secondi in classifica. L’Athlon su cui fare la corsa gioca l’anticipo.

Un solo punto di distacco sui Ramblers.

Riusciranno i Ramblers nell’impresa senza Mick e O’Really?

DUBLINO 90

di Francesco Scarrone
ROGAS EDIZIONI – 328 pagine
Euro 18,90

La citazione da ricordare

“A volte il calcio ti fa questi scherzi qui. Due squadre, un solo risultato possibile. Uno vince e uno perde, certo. Ma a volte quello che perde raccoglie qualcosa di più doloroso di una semplice sconfitta. C’è gente che pensa che il calcio sia solo uno sport, solo un gioco. Be’ vallo a raccontare a Bob che è solo un gioco. Bob che si è ipotecato la casa, ha venduto la mia macchina, che ha mandato Karen da sua sorella con la scusa imbecille dei tornadi, Bob che da due anni non vede le sue figlie, che ha rubato palloni agli handicappati, che ha mentito, giurato il falso, inveito, pianto, riso e gridato. Vaglielo a dire che è solo un gioco. Vaglielo a dire sul naso, se hai il coraggio. E vallo a dire a Daniel, che s’è ridotto a rubare gi asciugamani e le scarpe della sua squadra. Vallo a dire a Walter, che dorme tre ore per notte. Vallo a dire a Conrad che quell’università non la finirà mai. Vallo a dire a Brian e Bow, che hanno buttato nel cesso un assegno pieno di milioni. Vallo a dire a Mick, rinchiuso in un centro di accoglienza per ragazzi difficili. Vallo a dire a tutte le loro famiglie, ai ragazzini che giocano a calcio per la strada, ai vecchi con l’orecchio attaccato alla radiolina, a tutti quelli coinvolti in questa grande, folle, emozionante avventura. E sì, vallo a dire pure a O’Really. Che sarà quel che sarà. Ma pure lui ti spaccherebbe il naso, se andassi adirglielo. Non esiste gioco, nella vita di un uomo, se quell’uomo mette in gioco la propria stessa vita.”

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