Bar dello Sport, lasciatevi servire da Overtime

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Quanti avventori di passaggio al “bar dello sport”. E quanti, illustri baristi si sono succeduti, dandosi il cambio di turno, al bancone per il servizio. E’ fin troppo agevole immaginare, ai comandi della macchina del caffè, una ben definita cinematografia dei primi anni ’80, erede diretta dell’illustre commedia all’italiana protagonista nei decenni precedenti. Del pubblico di passaggio davanti al bancone, si sono occupati nello specifico i celeberrimi Lino Banfi e Jerry Calà, servendogli su un vassoio d’argento una morbida commedia degli equivoci, gravitante tutt’attorno alla vincita milionaria al Totocalcio. Dal più famoso e primo concorso popolare a premi (in denaro) legato al mondo dello sport, si dipana una gustosa avventura che condurrà i protagonisti ad un tumultuoso riscatto sociale ed individuale, naturalmente interessato dagli affanni che il cammino dalla miseria all’agiatezza porta inevitabilmente con sé.

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“Al Bar dello Sport”, pellicola di discreto successo a firma Francesco Massaro, non è semplicemente un esercizio di intrattenimento fine a sé stesso. E’ la rappresentazione in chiave ironica, e allo stesso tempo concreta legittimazione, di quello che ci piace definire come “terzo focolare atipicamente domestico”. Ebbene sì, perché dopo il focolare propriamente detto e la scatola magica chiamata televisione, il bar dello sport è il più riuscito luogo fisico dove si veniva (e si viene) a concretizzare l’incontro delle più eterogenee “famiglie” legate allo sport.  Ovviamente, non occorrono tra tutti gli avventori veri e propri legami di sangue, come diversi possono essere di volta in volta la composizione della “famiglia” e il punto di raccolta all’interno del bar: nei pressi del bancone, attorno al barista proprietario sganciatosi dalla sua abituale e forzata rappresentazione a mezzo busto, in perfetta conformazione circolare di nasi sopra la quotidiana Gazzetta dello Sport, al biliardo nel momento dell’acchito, tutt’attorno al principale tavolo del tressette con vivido e prioritario interesse sull’evoluzione del gioco.

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Le dinamiche del focolare sportivo più in voga tra gli habitué dei bar italiani sono sapientemente e chirurgicamente esposte da un altro, conosciuto “barista” dell’informazione. Quello Stefano Benni che, con il suo classicissimo “Bar Sport“, ha introdotto anche nel mondo dell’editoria la mitologia degli avventori del bancone in chiave sportiva. Lasciamo al lettore il piacere di addentrarsi nella sferzante disamina umoristica dell’eclettico scrittore bolognese. Troverà di che divertirsi tra personaggi, vicende e consuetudini che, di pagina in pagina, contribuiranno, intrecciandosi, a delineare uno spaccato di vita quotidiana italica non esageratamente surreale. A noi interessa semplicemente estrapolare il senso lato di “bar dello sport”, con il suo rimando semantico ormai entrato nell’immaginario collettivo nazionale.

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Si, perché l’espressione “bar dello sport” non è più soltanto l’individuazione di un mero luogo fisico d’incontro. E’ divenuta, nel tempo, un’accezione inequivocabile ed esaustiva con la quale individuare una determinata modalità di trattazione dello sport. Ovvero, la capacità di affrontare la tematica con leggerezza e diversificazione di angolazione di veduta. Quella leggerezza peculiare alle opinioni di appassionati non necessariamente addetti ai lavori, che hanno la capacità di partecipare e commentare trovandosi non coinvolti da interessi specifici. Capacità, badate bene, non imperniate sulla superficialità, bensì idonee ad apportare valore aggiunto grazie alla posizione di soggetti esterni  disincantati e genuinamente entusiasti delle varie tematiche afferenti le discipline. Anche e soprattutto verso questi interlocutori intende rivolgersi Overtime Festival, festival nazionale del racconto e dell’etica sportiva in scena dal 7 all’11 ottobre a Macerata. Mettendosi  al lavoro al bancone del bar del sport, Overtime si prefigge lo scopo di creare un collante tra i maggiori interpreti dello sport e gli appassionati che costituiscono l’humus del tessuto sociale sul quale nascono idee, progetti e opinioni. A Macerata, per cinque giorni consecutivi, verrà aperto al grande pubblico un enorme bar dello sport a cielo aperto senza confini tematici: dalla letteratura alla musica, passando per il cinema e la fotografia, arrivando fin su all’alimentazione. E ci mancherebbe altro, verrebbe dire: nel bar più prestigioso, non può mancare lo sport per tutti i palati.

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